giovedì 30 gennaio 2014

PRIMA RIUNIONE DELLA GIURIA



Arrivati via posta anche gli ultimi elaborati spediti lunedì 20 gennaio!
La settimana prossima la giuria si riunisce in prima seduta per la verifica degli elaborati.

STAY TUNED, STAY CONNECT!

giovedì 23 gennaio 2014

Riccardo Muti: "La cultura non è profitto"


«Quando Beethoven scrisse la Nona Sinfonia dovette resistere a un impresario che gli chiedeva
se fosse proprio necessario aggiungere all’orchestra un coro e quattro solisti. Gli elementi aggiunti resero più costosa la realizzazione: la Nona fu un disastro economico, ma un grandissimo successo artistico. Se quell’impresario avesse convinto Beethoven a fare a meno di qualcosa, oggi non avremmo quel capolavoro».
Riccardo Muti, che l’altra sera ha aperto con enorme successo, all’Auditorium “Alfredo Kraus” di Las Palmas de Gran Canaria, la trentesima edizione del locale Festival di Musica alla guida della Chicago Symphony Orchestra, commenta con parole dure i tagli che la cultura sta subendo in Europa. «Azzittire la cultura - dice - significa abbrutire il popolo. Se togliamo ai nostri figli la possibilità di avvicinarsi all’arte, alla poesia, alla bellezza, in una sola parola alla cultura, siamo destinati a un futuro di gente superficiale e pericolosa. Per questo occorre difendere un settore che non esiste per dare dei profitti, ma per parlare direttamente alla gente. Sottolineo che un’orchestra sinfonica costa molto, ma molto meno di un giocatore di calcio».


La battaglia Muti non si è mai tirato indietro nella battaglia contro le penalizzazioni alla cultura, che la crisi sta rendendo pesantissime. Le ha cantate chiare a ministri e presidenti del Consiglio, a sovrintendenti e sindaci. Instancabile. «I dittatori hanno sempre cercato di chiudere la bocca agli artisti e agli intellettuali, perché la cultura, nonostante l’imbarbarimento estetico al quale stiamo assistendo, continua ad essere l’anima del popolo». Ancora: «La maggior parte dei teatri e dei festival europei oggi è in deficit, ma trovatemi uno solo dei grandi compositori della storia della musica che sia morto ricco, nonostante l’apporto dato alla vicenda comune che ha reso l’Europa una terra di grande profondità. Gli artisti, nel bene e nel male, a volte persino inconsciamente, hanno sempre avvertito che il loro lavoro contiene anche una missione morale. Dunque non si può assistere in silenzio al decadimento progressivo della cultura europea. L’Europa ha alle spalle una storia importantissima, sul piano culturale è stata a lungo leader nel mondo. Ora non può dimenticarlo. Per risalire e tornare propositiva, basterebbe che i governi dei vari Paesi togliessero un po’ di denaro alle cose superflue e lo destinassero prima all’educazione, poi all’educazione e quindi all’educazione».

Il compito europeo Trovandosi in terra spagnola, il maestro ha parlato, in particolare, della lingua di Cervantes: «La lingua spagnola è la seconda al mondo, ha la grande responsabilità di comunicare con un continente intero. Tutto il Sud America e gran parte dell’America del Nord parla spagnolo. E questo non significa solo supremazia di un idioma, bensì cultura spagnola, cultura europea, per non arrivare a dire cultura romana, latina».
Per dare la sveglia all’Europa, il maestro ha scelto di eseguire alle Canarie due programmi di compositori europei. Il primo comprende le danze del Macbeth di Verdi; il poema sinfonico Morte e trasfigurazione di Richard Strauss; la suite Romeo e Giulietta di Prokofiev. Il secondo, la Quinta Sinfonia di Beethoven; laSinfonia Fantastica di Berlioz; l’ouverture da Indigo e i 40 Ladroni di Johann Strauss. Durante la tournée, Muti e la Chicago eseguiranno anche due concerti (in formazione da camera in un paio di centri per anziani e persone disabili. La sera della “prima”, obbligato dalle ovazioni interminabili, il maestro ha offerto come bis la Sinfonia del Nabucco di Verdi.

martedì 21 gennaio 2014

TIME OUT!


Grazie a tutti i partecipanti, a quelli già arrivati e a quelli che arriveranno nei prossimi giorni tramite posta! Vi terremo informati del WorkInProgress della giuria, che a giorni inizierà a visionare i materiali arrivati!
STAY TUNED, STAY CONNECT!!!

lunedì 13 gennaio 2014

-1 SETTIMANA!


★★★ - 1 SETTIMANA al termine del CONCORSO! ★★★
Anche se la situazione può sembrare critica... Non fatevi prendere dal panico!
Il temine è per lunedì 20 gennaio
e potete spedire gli elaborati anche il giorno stesso!
★★★ Parola di Hugo Cabret. ★★★

giovedì 9 gennaio 2014

CARISSIMA FRANCESCA...



Carissima Francesca,                            
ti scrivo questa lettera per parlarti del futuro, che io vedo attraverso la lente del mio mondo. Attraverso la lente del cinema, che ne è sempre stato al centro.


Nel corso degli ultimi anni sono arrivato alla convinzione che il cinema col quale sono cresciuto, quello che vive nei film che ti ho mostrato sin da quando eri piccola e che fioriva quando io ho iniziato a fare cinema, sta arrivando alla fine del suo ciclo. Non mi riferisco ai film che sono già stati girati, ma a quelli che devono ancora venire.



Non scrivo queste parole né con desolazione né con un senso di sconfitta. Al contrario: io penso che il futuro sia molto luminoso.



Abbiamo sempre saputo che il cinema è un business, e che la sua arte è stata possibile perché compatibile con le esigenze del business. Quando abbiamo iniziato, negli anni Sessanta e Settanta, nessuno di noi si è fatto illusioni su quel fronte. Sapevamo che avremmo dovuto lavorare duramente per proteggere ciò che amavamo. Sapevamo anche che saremmo andati incontro a periodi difficili. E credo che, in qualche modo, avessimo anche intuito che sarebbe arrivato il giorno in cui qualunque elemento scomodo o poco prevedibile del fare cinema sarebbe stato ridotto al minimo, forse addirittura soppresso. L’elemento più imprevedibile di tutti? Lo stesso cinema. E la gente che il cinema lo fa.



Non voglio mettermi a ripetere cose che sono state dette e scritte da tanti altri prima di me, sui cambiamenti di questo business, e sono rincuorato dalle eccezioni alla direzione generale verso cui sta andando il cinema: Wes Anderson, Richard Linklater, David Fincher, Alexander Payne, i fratelli Coen, James Gray e Paul Thomas Anderson riescono tutti a produrre i loro film. E Paul è riuscito non solo a fare “The Master” in 70 mm, ma anche a mostrarlo in quel modo in varie città. Tutti quelli che amano il cinema dovrebbero essergliene grati.



Sono commosso anche dagli artisti che continuano a fare i loro film in tutto il mondo, in Italia, in Francia, nella Corea del Sud, in Gran Bretagna, in Giappone, in Africa. Diventa ogni giorno più difficile, ma i loro film riescono a farli.



Non penso di essere pessimista, però, se dico che l’arte del cinema e il business del cinema sono arrivati a una svolta.



L’entertainment audiovisivo e ciò che conosciamo come cinema - immagini in movimento concepite da individui - sembrano andare verso direzioni diverse. In futuro, probabilmente, vedrai il cinema sempre meno sugli schermi dei locali multisala e sempre di più in sale piccole, oppure online e, presumo, in spazi e situazioni che non posso nemmeno prevedere.



Ma allora, Francesca, perché dico che il futuro è luminoso? Perché, per la prima volta nella storia di quest’arte, i film possono davvero essere fatti con pochi soldi. Quando io ero giovane era impossibile: i film a bassissimo budget sono sempre stati l’eccezione più che la regola. Ora è il contrario. Puoi avere immagini bellissime con cineprese assolutamente abbordabili. Puoi registrare suoni, montare e mixare e correggere il colore a casa tua. Tutto questo sta accadendo davvero.



Ma con tutta l’attenzione prestata alla meccanica e ai progressi tecnologici che hanno portato a questa rivoluzione nel cinema, c’è una cosa importante che devi ricordare: non sono le macchine a fare il film, sei tu. Poter prendere una cinepresa e iniziare a girare e poi mettere il tutto assieme con Final Cut Pro è una forma di libertà, ma fare un film - il film che senti di “dover” fare - è un’altra cosa. Per la quale non esistono scorciatoie.



Se John Cassavetes, mio amico e mentore, fosse ancora vivo, farebbe sicuramente ricorso a tutta la tecnologia disponibile oggi. Ma continuerebbe a ripetere le cose che ha sempre detto - che devi essere totalmente dedito al lavoro, che devi dare tutto te stesso e che devi proteggere quella prima scintilla che ti ha portato a fare quel film. Devi proteggerla con la tua vita. In passato, dato che fare cinema era così costoso, dovevamo combattere stanchezza e compromessi. Nel futuro, dovrai avere una tempra d’acciaio per opporti a qualcos’altro: alla tentazione di seguire la corrente come tutti e di lasciare che il tuo film stia semplicemente a galla.



Questo non vale solo per il cinema. Le scorciatoie non portano mai da nessuna parte. Non sto dicendo che tutto deve essere difficile. Sto dicendo che la voce che ti accende è la “tua” voce. La luce interiore, come dicevano i Quaccheri.



La luce sei tu. Questa è la verità.

Con tutto il mio amore, papà.

Lettera del regista Martin Scorsese a  sua figlia Francesca.