giovedì 23 gennaio 2014

Riccardo Muti: "La cultura non è profitto"


«Quando Beethoven scrisse la Nona Sinfonia dovette resistere a un impresario che gli chiedeva
se fosse proprio necessario aggiungere all’orchestra un coro e quattro solisti. Gli elementi aggiunti resero più costosa la realizzazione: la Nona fu un disastro economico, ma un grandissimo successo artistico. Se quell’impresario avesse convinto Beethoven a fare a meno di qualcosa, oggi non avremmo quel capolavoro».
Riccardo Muti, che l’altra sera ha aperto con enorme successo, all’Auditorium “Alfredo Kraus” di Las Palmas de Gran Canaria, la trentesima edizione del locale Festival di Musica alla guida della Chicago Symphony Orchestra, commenta con parole dure i tagli che la cultura sta subendo in Europa. «Azzittire la cultura - dice - significa abbrutire il popolo. Se togliamo ai nostri figli la possibilità di avvicinarsi all’arte, alla poesia, alla bellezza, in una sola parola alla cultura, siamo destinati a un futuro di gente superficiale e pericolosa. Per questo occorre difendere un settore che non esiste per dare dei profitti, ma per parlare direttamente alla gente. Sottolineo che un’orchestra sinfonica costa molto, ma molto meno di un giocatore di calcio».


La battaglia Muti non si è mai tirato indietro nella battaglia contro le penalizzazioni alla cultura, che la crisi sta rendendo pesantissime. Le ha cantate chiare a ministri e presidenti del Consiglio, a sovrintendenti e sindaci. Instancabile. «I dittatori hanno sempre cercato di chiudere la bocca agli artisti e agli intellettuali, perché la cultura, nonostante l’imbarbarimento estetico al quale stiamo assistendo, continua ad essere l’anima del popolo». Ancora: «La maggior parte dei teatri e dei festival europei oggi è in deficit, ma trovatemi uno solo dei grandi compositori della storia della musica che sia morto ricco, nonostante l’apporto dato alla vicenda comune che ha reso l’Europa una terra di grande profondità. Gli artisti, nel bene e nel male, a volte persino inconsciamente, hanno sempre avvertito che il loro lavoro contiene anche una missione morale. Dunque non si può assistere in silenzio al decadimento progressivo della cultura europea. L’Europa ha alle spalle una storia importantissima, sul piano culturale è stata a lungo leader nel mondo. Ora non può dimenticarlo. Per risalire e tornare propositiva, basterebbe che i governi dei vari Paesi togliessero un po’ di denaro alle cose superflue e lo destinassero prima all’educazione, poi all’educazione e quindi all’educazione».

Il compito europeo Trovandosi in terra spagnola, il maestro ha parlato, in particolare, della lingua di Cervantes: «La lingua spagnola è la seconda al mondo, ha la grande responsabilità di comunicare con un continente intero. Tutto il Sud America e gran parte dell’America del Nord parla spagnolo. E questo non significa solo supremazia di un idioma, bensì cultura spagnola, cultura europea, per non arrivare a dire cultura romana, latina».
Per dare la sveglia all’Europa, il maestro ha scelto di eseguire alle Canarie due programmi di compositori europei. Il primo comprende le danze del Macbeth di Verdi; il poema sinfonico Morte e trasfigurazione di Richard Strauss; la suite Romeo e Giulietta di Prokofiev. Il secondo, la Quinta Sinfonia di Beethoven; laSinfonia Fantastica di Berlioz; l’ouverture da Indigo e i 40 Ladroni di Johann Strauss. Durante la tournée, Muti e la Chicago eseguiranno anche due concerti (in formazione da camera in un paio di centri per anziani e persone disabili. La sera della “prima”, obbligato dalle ovazioni interminabili, il maestro ha offerto come bis la Sinfonia del Nabucco di Verdi.

Nessun commento:

Posta un commento